Le ambizioni di un giovane medico: cosa ti aspetta dopo la specializzazione

Da specializzando a giovane medico. In mezzo, una tesi di specialità, un contratto di assunzione, magari una nuova sede e una nuova città. Soprattutto, un nuovo ruolo. Un giovane medico, quindi, assume la qualifica dirigenziale e impara definitivamente il significato della parola responsabilità.

Un giovane medico, che fa il suo ingresso nel mondo del lavoro, ambisce alla realizzazione, alla conquista di uno spazio personale e professionale che assomigli ai propri sogni, desideri, speranze, obiettivi. Cosa può fare un giovane medico dopo la specializzazione, per valorizzare talento e competenze e dare loro l’occasione di crescere?

Le ambizioni non sono sovrapponibili per tutti. Ci sono, tuttavia, alcuni ambiti comuni che aiutano a guardare in maniera più lucida le prospettive esistenti. Ci siamo concentrati su occasioni di crescita professionale misurabili, nel rispetto della qualità di un personale progetto di vita.

Cosa può fare un giovane medico in corsia?

Responsabilità in corsia vuol dire fiducia. L’autonomia che la fiducia del reparto riesce a garantire permette a un giovane medico di conquistare visibilità, quindi non solo di vedere valorizzato il proprio talento, ma di poterlo sviluppare. Come? Continuando ad acquisire, grazie a quella fiducia, competenze che verranno a loro volta valorizzate.

La crescita professionale di un giovane medico è fatta, quindi, di traguardi da raggiungere in corsia. Traguardi misurabili. Perché ciò avvenga è necessario che l’organizzazione voglia crescere con la sua risorsa e sia strutturata per assegnare obiettivi individuali. Intendiamo obiettivi allineati con quelli dell’Unità operativa, così da far sentire il giovane medico parte attiva del processo di miglioramento dell’azienda stessa. Tali obiettivi andranno periodicamente discussi in modo formale con il proprio direttore per progettarne insieme di nuovi.

La mappatura delle competenze cliniche acquisite permette di verificare non solo le competenze ma anche i livelli di autonomia raggiunti. Fondamentale indicatore di crescita professionale e anche forte spinta motivazionale.
L’Azienda provinciale per i servizi sanitari della provincia di Trento è stata tra le prime realtà in Italia ad averla messa a sistema.

La formazione di un giovane medico in corsia

Responsabilità in corsia vuol dire costante formazione. Un giovane medico sa che ogni paziente rappresenta una nuova sfida e che gli esami non finiscono mai, ma sa anche che l’impegno nello studio e nell’aggiornamento deve rimanere costante. In sintesi, la sua formazione dovrà essere continua. 

Cosa può fare un giovane medico per continuare a formarsi, anche quando è un dirigente in servizio? Prendiamo ad esempio l’osservatorio dell’azienda sanitaria provinciale. 

  • In corsia, far parte di un’Unità operativa che permetta di vedere e trattare quanti più casi clinici possibile, in termini quantitativi e qualitativi. Tale varietà consente di ampliare esponenzialmente, col supporto di tutta l’équipe medica, il proprio bagaglio di competenze e di accelerare il processo di crescita.
  • All’interno della sua Unità operativa, essere supportato da un direttore sanitario che investa sulla sua formazione, e che incoraggi la sua partecipazione a master e congressi. 
  • All’interno della sua azienda, poter accedere a una formazione finanziata. Tanto in modalità interna, vedendo riconosciuto l’orario di servizio, che esterna, purché in linea con il percorso di crescita stabilito in fase di mappatura delle competenze cliniche e con gli obiettivi aziendali. 

Un giovane medico oltre la corsia

Responsabilità in corsia vuol dire serenità. Soddisfazione e benessere tanto nella sfera professionale che in quella personale. Ambiente di lavoro e tempo libero, relazioni, progetti, valori e qualità di vita. Restare vicino a casa o scegliere un posto dove sarebbe sempre piaciuto vivere? Prediligere la qualità dell’interazione e dell’ambiente dentro o fuori il luogo di lavoro? E se si potessero avere entrambi?

Un ambiente lavorativo dove la relazione con i colleghi sia di mutuo aiuto, pari nella turnistica e dove ci sia uno scambio continuo di competenze, aldilà delle differenze generazionali.
Un’azienda che metta le persone al centro, che abbia un programma di welfare aziendale evoluto e sistematizzato.
Un territorio a misura di famiglia e del singolo, con una vocazione all’accoglienza e alla cooperazione, dove la sostenibilità economica, sociale e ambientale non sia un proclama ma un fondamento. Dove la salute, come componente fondamentale della nostra vita, sia perseguita e agita come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale”, da definizione dell’OMS e del Piano per la salute del Trentino 2015-2025. Perché, oltre la corsia, tanto per un giovane medico quanto per il suo paziente, c’è la vita. 

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