Trasformare un’idea in un business concreto, vederlo crescere passo dopo passo, leggere in anticipo il mercato innovando prodotti e processi. Lanciare un’azienda non è facile, portarla a crescere e mantenere alti i livelli di redditività lo è ancora meno: l’ampliamento aziendale è la sfida più importante per un imprenditore e le strategie da adottare sono molte e in continua evoluzione.
Una delle chiavi per pianificare un efficace percorso di ampliamento aziendale è il tempismo. Le strade percorribili sono molteplici e adattabili ai diversi modelli di business ma in ogni fase socio-economica si possono scorgere i modelli e le strategie più adatte a guidare il business negli anni successivi.
Invest in Trentino presenta le 3 migliori strategie per l’ampliamento aziendale partendo da tre semplici parole chiave: creatività, formazione e sostenibilità.
Open innovation: la stagione della crescita è “aperta”
L’innovazione del futuro è sempre più un processo “aperto”. Il paradigma dell’open innovation, teorizzato vent’anni fa, segue una legge umana molto semplice: hai un problema che non riesci a risolvere? Chiedi aiuto.
Per uscire da problemi aziendali di difficile soluzione, magari “incancreniti” nel tempo, ci si può così affidare a piccole realtà esterne, assicurandosi che abbiano la mente libera di ipotizzare soluzioni pensando fuori dagli schemi aziendali. Grazie a processi creativi, tra cui senza dubbio il “design thinking” – un altro approccio non certo nuovo ma che trova oggi sempre maggiori applicazioni nel mondo imprenditoriale – le startup e le PMI coinvolte nel processo di innovazione forniscono un apporto di grande valore, restituendo soluzioni declinabili in nuovi prodotti con livelli di gradimento, fattibilità e redditività difficili da progettare con le sole risorse interne.
Formazione costante del personale
Indipendentemente dalla strategia scelta, la crescita e l’ampliamento aziendale non può prescindere dalla valorizzazione delle risorse umane. La strategia vincente, in questo caso, è quella della formazione continua: un team che non si aggiorna continuamente è un team ad alto rischio di “routine dell’ordinario” in cui la capacità di problem solving dipende esclusivamente dalla buona volontà del singolo e le strategie di crescita si applicano con difficoltà.
Una buona norma da seguire è quella di rilevare le esigenze aziendali e le inclinazioni personali per definire un programma annuale della formazione. Un buon organico, ad esempio, si adatta ai cambiamenti tecnologici, impara a gestire nuovi tool e software prima degli altri e, nei migliori casi, è in grado di identificare necessità specifiche che possono portare a programmare – e brevettare – soluzioni interne.
Un collaboratore formato è un poi collaboratore più felice: se messi nelle condizioni di poter accrescere la propria professionalità, i dipendenti si sentono valorizzati e, di conseguenza, stimolati a rendere di più.
Da extra a fattore di crescita: il valore della sostenibilità
Ormai è chiaro che il valore della sostenibilità non è più soltanto etico ma anche e soprattutto economico. Il passaggio da imposizione governativa a fattore determinante per l’aumento della competitività e reddittività aziendale dimostra come la capacità di ottenere il massimo ricavo possibile sia ormai strettamente connessa alla limitazione dell’impatto ecologico e alla capacità di favorire lo sviluppo della comunità in cui opera l’azienda.
Se risulta piuttosto semplice intuire il ritorno immediato a livello di immagine di una svolta green, la questione della transizione profittevole verso forme di business circolari e sostenibili è molto più complessa ma incontestabile.
L’undicesima edizione di “GreenItaly”, rapporto di Fondazione Symbola presentato nel novembre 2020”, evidenzia quattro punti fondamentali:
- la transizione verde èirrinunciabile per le imprese italiane: un quarto di esse, malgradoil periodo difficile della pandemia, intende investire nella sostenibilità anche nel prossimo triennio;
- le imprese green sono più resilienti: nell’ultimo annoregistrano perdite di fatturato inferiori e ritengono di recuperare entro 1-2 anni i livelli di attività precedenti alla crisi;
- le imprese green innovano di più, investono maggiormente in R&S, utilizzano di più le tecnologie 4.0;
- i giovaniguardano più al green: il 47% delle imprese di under 35 ha investito nella green economy nell’ultimo triennio, mente la percentuale delle altre imprese si ferma al 23%.
Tra le province italiane virtuose c’è senza dubbio il Trentino, dove nel 2006 è nato il primo distretto tecnologico per energia e ambiente riconosciuto dal Ministero dell’Università e della Ricerca. La scarsità di una materia preziosa, il terreno, e la fragilità di un patrimonio naturalistico straordinario, da preservare ai fini turistici, sono stati i “carburanti” principali che hanno alimentato questo percorso.
Basandoci sulle migliori pratiche aziendali nel settore dell’economia circolare sono tre i consigli fondamentali che ci sentiamo di offrire agli imprenditori intenzionati alla transizione sostenibile:
- Parti dall’assessment periodico degli impatti ambientali, un primo passo fondamentale verso la realizzazione di bilanci di sostenibilità aziendale;
- Il cambiamento deve essere graduale, costante e volontario: programma iniziative concrete in grado di ridurre l’impatto della tua impresa, un processo che, anche attraverso le certificazioni green, renderà l’azienda più appetibile nei confronti degli investitori e più affidabile agli occhi dell’utenza;
- L’ultimo consiglio è forse il più scontato e il più difficile da attuare: per completare il lungo processo di svolta devi lavorare alla realizzazione di prodotti eco–friendly e, soprattutto, di linee produttive in grado di rispettare il più possibile i principi del riuso e dell’economia circolare.
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