Soffia il vento del cambiamento nel mondo del lavoro e porta con sé una nuova consapevolezza: un worklife balance eccellente non è più un’opzione trascurabile né negoziabile. Sempre più persone sono alla ricerca di un equilibrio che metta sullo stesso piano soddisfazione professionale e benessere personale, elementi complementari e imprescindibili per una vita da vivere appieno. Eppure, sono ancora pochi i lavoratori italiani che si ritengono davvero felici del proprio impiego: appena il 7%, stando alle ultime rilevazioni dell’Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico di Milano. Una presa di consapevolezza amara ma prevedibile, che si inserisce perfettamente nel quadro di un fenomeno ben più ampio: insoddisfazione lavorativa e ricerca di un miglior worklife balance sono infatti le stesse cause che hanno generato fenomeni di portata globale come i cosiddetti Great Resignation, Quiet Quitting e movimento YOLO (acronimo di You Only Live Once, si vive solo una volta), ovvero le dimissioni volontarie di massa, il calo – altrettanto volontario – di impegno profuso sul posto di lavoro e la propensione a dare priorità ai propri interessi personali piuttosto che alla sicurezza del classico posto fisso. Esiste una reale via d’uscita? La risposta è sì. Ed è anche qui vicina. Nelle prossime righe analizzeremo nel dettaglio questo scenario e scopriremo il territorio italiano in cui il worklife balance può fiorire per davvero.
La mancanza di worklife balance è causa di insoddisfazione per i lavoratori italiani
Le Great Resignation sono un fenomeno che ha coinvolto anche il nostro Paese: secondo le note trimestrali del Ministero del Lavoro, nel 2022 si sono registrati quasi 2,2 milioni di dimissioni volontarie (con una crescita del +13,8% rispetto al 2021 e +27,6% rispetto alla fase pre-pandemica). Gli analisti dell’Osservatorio HR Innovation Practice confermano questa tendenza: secondo l’ultima ricerca pubblicata, il 46% dei lavoratori ha cambiato lavoro nel 2023 o intende farlo molto presto. Una percentuale che sembra già enorme ma che sale addirittura al 77% quando sotto la lente passano i lavoratori della Gen Z. Il segnale è forte e chiaro: il mondo aziendale e il futuro del nostro Paese non stanno parlando la stessa lingua. E a perderci saremo tutti noi, se non si trova un allineamento. I dati della Ricerca Obiettivi e sfide della Direzione HR nel 2023 evidenziano proprio come la mancanza di worklife balance sia una delle cause di maggior frustrazione tra i lavoratori. Tra i requisiti più ambiti spiccano l’opportunità di crescita e di flessibilità oraria ma anche la possibilità di integrare interessi e passioni personali nella vita lavorativa, l’impatto sociale e ambientale dell’organizzazione e la vicinanza della sede di lavoro rispetto alla propria abitazione.
Un contesto a misura di persona e un mercato del lavoro florido
I lavoratori che si guardano intorno alla ricerca di una nuova realtà in grado di garantire un worklife balance all’altezza delle migliori aspettative devono valutare diversi aspetti chiave. L’ideale è lavorare in un territorio in cui le aziende scelgano di investire sulla qualità dell’offerta professionale per generare benessere nelle persone, puntando su progetti di formazione continua e su percorsi di carriera trasparenti; le istituzioni, dal canto loro, dovrebbero spendersi in servizi e politiche concrete a sostegno della popolazione, per garantire piena inclusività e un tessuto sociale in grado di supportare il benessere nei vari ambiti della vita quotidiana, fondamento per un effettivo worklife balance. Ed eccoci al punto: in Trentino, questo scenario non è solo un’ipotesi. Qui, per esempio, le politiche familiari sono in cima alle priorità, con oltre cento asili nido e una delle quote più elevate di posti disponibili: un supporto fondamentale a sostegno, soprattutto, delle lavoratrici. Dal punto di vista meramente aziendale, la Provincia autonoma di Trento ospita oltre tremila PMI manifatturiere e offre l’opportunità di un polo tecnologico all’avanguardia che comprende circa 200 startup innovative, centri di ricerca e oltre cento multinazionali attive in diversi comparti. Forse è anche grazie a questo contesto che, rispetto al resto d’Italia, il tasso di occupazione in Trentino è superiore del 7,6% mentre quello di disoccupazione è inferiore di 4,7 punti percentuali, come evidenziato nell’ultima rilevazione condotta dall’Istituto di Statistica della Provincia autonoma di Trento. I lavoratori registrati dall’ISPAT nel 2022 sono stati circa 253mila: è interessante notare come, rispetto all’anno precedente, si sia registrato un incremento dell’1,4% dovuto prevalentemente all’aumento della componente femminile (con una crescita del 2,2% rispetto allo 0,7% di quella maschile).
Lavorare in Trentino, vivere il Trentino: un panorama di opportunità per il worklife balance
A migliorare il worklife balance, però, non concorrono solo politiche e mondo industriale. Una volta chiusa la porta dell’ufficio o spento il PC, il Trentino ha ancora molto da offrire. Non è un caso che la Provincia autonoma di Trento si trovi sempre ai vertici delle classifiche delle province italiane che offrono una migliore qualità della vita. Tra queste valli, si può godere di un’intensa offerta culturale con occasioni sia di svago che di networking anche internazionale, sfruttare i collegamenti rapidi con il resto d’Italia e d’Europa, beneficiare dell’assenza di traffico (quante ore da vivere in più se il posto di lavoro si raggiunge in pochi minuti?), stare a contatto con la natura e praticare gli sport più divertenti in un contesto paesaggistico incantevole. Lo sport, in particolare, è uno degli ambiti in cui questo territorio offre davvero il massimo, tanto che Trento si è aggiudicata il primo posto nella classifica Indice di sportività 2023 elaborato da PTS per Il Sole 24 Ore. Insomma: qualunque sia il proprio interesse, questo angolo d’Italia offre un perfetto worklife balance, con importanti prospettive di crescita sia professionali che umane.